martedì 21 giugno 2011

Il Popolo non vincerà mai senza un Partito Comunista!

Il Referendum ha dato un segnale inequivocabile, gli italiani sono stusi del liberismo, delle privatizzazioni. Il ventennio che va dal 1980 al 2000 è stato caratterizzato dalle politiche di Reagan, della Tatcher e cioè dell’affermazione dell’io sul noi, dell’individualismo sulla collettività. A questo si è aggiunta la crisi dei partiti di sinistra (dovuta agli attacchi culturali, ma anche alla mancanza di classe dirigente). In Italia abbiamo privatizzato tutto (poste, telecomunicazioni, trasporti, acqua, servizi sociali, sanità), lo abbiamo fatto anche attraverso forme ibride, creando società dove la maggioranza è detenuta spesso dai comuni (con percentuali risorie) ma l’Amministratore delegato ed il CDA è controllato dal privato, il quale appropriandosi delle tariffe ha tolto ai comuni i cespiti economici dai bilanci, non ha fatto gli investimenti ed ha determinato lo smembramento qualitativo ed universalistico degli stessi.
L’Amministrazione pubblica modellata negli anni del trionfo del collettivismo non era più adeguata al sistema, così è stato introdotto il maggioritario secco nei comuni piccoli ed umido negli altri enti e per finire con l’aziendalizzazione (dirigismo e managerialità) l’amministrazione pubblica ha perso completamente lo scopo esistenziale e cioè mantenere la convivenza civica e la ridristibuzione di diritti e doveri come orizzonte strategico.
Nel frattempo con la promessa della riduzione del debito pubblico si è smantellato anche lo stato sociale, creando la frammentazione del lavoro (in nome della flessibilità), l’aumento dell’età pensionabile, l’invasione delle partite iva etc, etc, etc.. L’economia ha spostato analisi e decisioni nell’andamento finanziario del mercato speculativo e nella statistica finanziaria degli organismi mondiali controllati dal mercato e non dalla politica.
La classe politica italiana ed i partiti hanno rinunciato alla loro missione storica e costituzionale, introducendo il lobbismo, la forza mediatica, il becerismo, la spettacolarità, ridicolizzando se stessa e facendola percepire (anche a causa della proprio inutilità economico-sociale) come una casta che pensa solo a se stessa, fino al punto di sfociare al Berlusconismo ed a modellare l’organizzazione elettiva degli enti pubblici locali, tagliandoli di peso e di rappresentanza e perfino dimezzando indennità ed immagine degli eletti, mentre a livello parlamentare aumentavano privilegi e squallore.
Con il referendum gli italiani hanno detto basta. Vogliono ritornare al noi e non più all’io. Hanno dato un segnale di risveglio e di volontà di liberarsi del liberismo. Sarà troppo tardi? Si chiude la stalla quando sono usciti i buoi? Oggi ci sarebbe bisogno di una forza che riproponesse il comunismo, rifondandolo, ricercando strategie e vettori adeguati. Ci vorrebbe Rifondazione Comunista. C’è ancora!!!? Resta il fatto che i leader dei partiti della sinistra hanno utilizzato la vittoria dei referendum ai fini solo politico-elettorali e cioè gli hanno attribuito solo il significato politico lasciando cadere nel vuoto il significato strategico e di merito dei quesiti. Perchè? La mia risposta è semplice: in realtà a nessuno degli attuali leader di sinistra interessa la ricollettivizzazione di beni comuni, loro sono solo impegnati a ritornare in Parlamento ed a continuare ad amministrare il capitalismo senza minimamente scalfirlo. Altro che Referendum, ennesima beffa. Ecco perchè occorre ricostruire una forza comunista anticapitalista di massa che rimetta al centro della politica il superamento del capitalismo e la gestione pubblica dei beni comuni, comprese le banche!